Le ultime elezioni comunali hanno decretato la vittoria del Pdl di Cesare Zappia, sul "Pd meno elle" di Mario Romeo. Gli elettori sono avveduti e diffidano delle imitazioni. L'originale è sempre più riconoscibile delle fotocopie sbiadite.
Chi scrive non riesce ad addentrarsi negli oscuri meandri della politica cittadina, magari per ribadire cose già sottolineate validamente in altri interventi critici. Qualche considerazione di carattere generale sul contesto in cui si vota va fatta.
Senza scomodare Eduard Banfield, che il voto a Bagnara sia fortemente cristallizzato e segua dinamiche parentali e logiche clientelari, in una coazione a ripetere a spirale, è cosa risaputa, fin troppo banale da dimostrare. Le urne lo hanno sancito chiaramente.
Si dà la preferenza al candidato per ragioni di prossimità familistica, non tanto per questioni di rappresentanza, quanto per avere un'interfaccia in caso di necessità ordinarie.
Si poteva pensare che il sistema fosse al collasso dopo l'intervento a gamba tesa della magistratura? Improbabile.
Se a fare la differenza in un'elezione è la quantità di prestazioni erogate al cittadino-elettore (dalla promessa del posto pubblico part-time, alla redazione del modello 730 presso il Caaf, passando per le radiografie effettuate in ospedale e il rilascio di licenze o certificati anagrafici) è chiaro che un consolidato apparato di potere affaristico trasversale, che ogni cinque anni passa all'incasso, parte molto avvantaggiato.
A maggior ragione se si investono ingenti risorse di liquidità per drenare consensi in una campagna elettorale dove i contenuti, i programmi elettorali e gli argomenti sono un optional, dunque inesistenti, perché il voto d'opinione o di protesta è nullo o quasi. Che poi negli ultimi tre anni non si ricordi a memoria di un provvedimento degno di nota dell'amministrazione guidata dal neo sindaco, già facente funzione è un dettaglio. Anzi l'immobilismo e il malcostume diventano fattori premianti, specie se l'elettore non può chiedere conto attraverso un meccanismo così controllato e borderline con la legalità.
Del resto si è assistito a una progressiva degenerazione del ruolo del consigliere comunale, una posizione che, quando si rinnova nelle facce, senza voler offendere o essere ingenersosi con alcuno, vede nella bassa scolarizzazione e nell'analfabetismo politico-culturale i suoi marchi di fabbrica. La funzione del consigliere è stata degradata, spesso limitata all'alzata di mano durante le deliberazioni, squalificata a ratificare decisioni avvenute nelle segrete stanze, quindi portate in aula ad uso e consumo della maggioranza.
Tranne qualche rarissima eccezione, non si registrano proposte o segnalazioni di neoeletti nel civico consesso. C'è solo la corsa folle, perfino in un comune dissestato economicamente, del gregge di impresentabili yesmen ad accaparrarsi un posto a Palazzo San Nicola.
Il primo cittadino e il suo inner circle diventano dispensatori di poltrone e indennità, secondo il principio della spartizione con il bilancino di sedie (cinque assessori, presidente del consiglio comunale, "cadreghe" nel consorzio metano, nomine varie, appalti, affidamenti alle cooperative ecc.). Il "manuale Cencelli alla bagnarota" per la gestione stabile della cosa pubblica, affinato sapientemente negli ultimi anni, dice esattamente questo. Dove si annidi l'interesse collettivo in tutto ciò è un mistero.
Nelle urne impera la legge del darwinismo elettorale: famiglie numerose e quantità di favori di piccolo cabotaggio fanno la selezione, a scapito sovente della qualità dell'offerta politica. La trasformazione dell'eletto a rappresentante di interessi particulari ha risvegliato appetiti dormienti, per cui si è verificato un inseguimento smodato, talvolta rancoroso e stomachevole, sicuramente di massa, al posto al sole.
A questo comunque non si può rispondere con la purezza di chi guarda schizzinosamente e con il cuore pieno di candore il popolo bue votare o di chi soffre di letargia per quattro anni, come se vivesse su un altro pianeta, per aspettare un'occasione che puntualmente non arriva mai. Dire che la cattiva politica scaccia la buona politica aiuta l'autostima, ma non redime. A che serve poi avere le mani pulite se le si tengono in tasca?
In un panorama, inquinato da tale neofeudalesimo, senza agitare la bandiera del giovanilismo e issarla sopra il pinnacolo del nuovismo a tutti i costi, la lista Energia Pulita Sinistra per Bagnara è stata uno dei pochi significativi elementi, quantomeno di curiosità, a livello locale.
Certo, correre da soli in siffatte condizioni e con queste regole non scritte, è utopico. Perdere numericamente è un processo automatico. Il movimento EPS non deve però dissolversi, ripercorrendo la strada di altre esperienze fallite, e, affrancandosi dai concetti cari alla vetero-sinistra, deve proseguire nell'azione di denuncia sociale e civile, documentando spese inutili e malgoverno. Fare da pungolo costante, sollevare temi di reale interesse insomma, portare le telecamare e i riflettori in municipio, insistere nella formazione politica dei suoi appartenenti per creare una classe dirigente, cementarsi nelle inevitabili difficoltà, dare speranza ai Neet sparsi sul territorio, spingendo verso meccanismi di aggregazione su battaglie politiche che non siano di pura testimonianza.
A volte il vento può cambiare davvero, anche dove non sembra muoversi foglia.
Claudio Careri